Sciotto, lettera di Natale con vista… “Celeste” 2 by Pianeta Messina in Senza categoria — 7 Dic, 2017 Era il 25 luglio quando incontrai il presidente Sciotto nell’atrio del Comune. Aspettava l’assessore Pino per capire come fare resuscitare il vecchio amato “Celeste”. Già quel giorno aveva un chiodo fisso: “Il Messina deve giocare lì, il Celeste deve essere la casa del Messina”. Il patron, però, quel giorno pensava che la strada fosse più o meno agevole. Forse pensava che bastasse solo rifare il manto erboso e qualche ritocchino, a spese proprie, per ottenere le “chiavi” dell’impianto di via Oreto. E non solo per gli allenamenti. Al termine di quell’incontro con l’assessore Pino, il presidente mi disse: “Per rivedere l’erbetta al Celeste ci vorranno due mesi, quindi le prime giornate dovremo giocare al San Filippo. Poi ci sposteremo al Celeste per il battesimo in campionato”. Sono trascorsi quasi cinque mesi. Quelle parole le ha portare via il vento, di concreto è rimasta solo l’erbetta. E quel generatore di corrente “fracassone” che fa a pugni con la strombazzata svolta epocale della scorsa estate. In mezzo ci mettiamo l’allestimento schizofrenico di un organico “figlio” di un presidente accentratore e con il “braccino” corto, salvo poi scaricare ogni responsabilità al dg, al tecnico Venuto, ai procuratori o direttori sportivi in “prestito” o in pectore che si sono succeduti alla corte dell’Acr. “Farò piazza pulita”, ci disse Sciotto la sera dell’esonero (o dimissioni?) di Venuto, cinque giorni dopo la sfortunata sconfitta casalinga con l’Acireale. Ma proprio quella domenica, ricordiamo, il presidente Sciotto si era dimesso dopo le pesanti contestazioni subite (con tanto di reazione furibonda dalla panchina e sotto la Curva Sud). “Dimissioni immediate e irrevocabili” scrisse il presidente in una lettera diffusa dalla società. E Sciotto aggiunse: “Aspetto che qualcuno tra i tifosi o tra gli imprenditori cittadini si faccia avanti per prendere i mio posto… “. Era l’8 ottobre, due mesi fa. Si fa subito avanti una cordata non messinese, a quanto pare con un aggancio con un ex addetto ai lavori dell’Acr. La cosa forse spiazza Sciotto che spegne sul nascere ogni trattativa. E tre giorni dopo il presidente, in pratica, torna sui propri passi. “Con il gesto di domenica scorsa – scrisse in un nuovo comunicato il presidente – prendendo atto del dissenso e nell’interesse del Messina ho inteso chiarire la nostra disponibilità a prendere in considerazione eventuali proposte serie di imprenditori che mostrino di avere lo stesso nostro amore disinteressato per i colori giallorossi. Intendiamoci, la società non è in vendita al miglior offerente! Possiamo continuare a farcene carico tranquillamente se mancheranno proposte concrete ed affidabili, che ad oggi non esistono. Pertanto, sento il dovere di tranquillizzare tutti sul fatto che questa società continuerà ad onorare i suoi impegni”. Era l’11 ottobre. Due giorni dopo viene ingaggiato il tecnico Modica, 24 ore dopo arriva anche il ds Lamazza. Si apre un nuovo ciclo. Il presidente Sciotto non parla più. La contestazione si placa, la “cura” Modica porta un filottino di risultati, ma l’ultimo scivolone con la Sancataldese rimette a nudo tutti i limiti di quest’organico. Si aspettano adesso i rinforzi del mercato, ma al posto di nomi di spessore, per ora arriva la “lettera” natalizia del presidente sulla faccenda “Celeste”. Che a molti tifosi sembra una mandrakata per non parlare di altro. Tifosi che avrebbero voluto sentire il presidente parlare di bomber, difensori e under affidabili che servono come il pane. Il “Celeste”, si sa, è un problema, anzi un sogno nel cassetto. Ma il tema più attuale è un altro: qual è il vero progetto di questa società? Perchè non c’è stadio che tenga se la squadra non è competitiva. E qui parliamo di un campionato a vincere. Siamo in Serie D, è il minimo che si possa chiedere. S. P. Share